La nostra routine prima di andare a letto prevede a volte una storia, raramente una canzone. E poi, immancabile, il ‘racconto del giorno’. Comincia Dragon, il nostro storyteller. Fin da quando aveva due anni, Dragon racconta la sua giornata come un flusso di fatti ininterrotti, cronologicamente scanditi dal suo pratico protagonismo. Comincia in genere cosi: mi sono svegliato, ho fatto colazione, siamo usciti…e così fino alla sera. Dragon non racconta molti particolari, ma ripercorre la giornata con grande lucidità, fin da quando era piccolissimo. Al nido mi diceva che dopo averli fatti sedere in classe li portavano in bagno, poi lavavano le mani, poi giocavano, poi facevano le scale per andare a mangiare, e poi, poi poi. Sua sorella invece è più emotiva, una narratrice più intimista, che non ti dice l’ovvio (‘ e adesso siamo qua, e stiamo per andare a letto’), ma che ti svela cosa davvero le è piaciuto o le è mancato, cosa l’ha delusa e cosa l’ha divertita. Tutto ciò quando ha voglia di raccontare, perché Sgretolini è anche immensamente pigra, ha occhiaie segnate da sempre e la pelle diafana, ha molto più bisogno di dormire di suo fratello e tra i tanti talenti che ha non mi sembra abbia quello della contastorie. O quantomeno se va a letto dopo le 8 è talmente sfatta che è già tanto che non si addormenti vestita. E’ una routine che amo questa, perché ti permette di scoprire quello che loro ricordano della giornata e quello che hanno voglia di ripercorrere. A volte io penso erroneamente che un determinato evento abbia avuto una fondamentale importanza, e invece mi rendo conto che a loro non ha lasciato niente. O viceversa. Oggi Dragon mi ha fatto tanta tenerezza, perché dopo aver raccontato la sua versione di questa giornata intensa, io ho detto la mia. La mia è sempre ricca di particolari, nell’illusa speranza che un giorno si addormentino durante. Questa cosa non succede mai, tengono gli occhi sbarrati fino alla fine, poi però, serenamente, sognano fino al mattino. Oggi raccontavo di quello che abbiamo ordinato al ristorante a pranzo. Dragon è scoppiato a piangere. Mi dice che lui non avrebbe voluto la pizza, avrebbe voluto la pasta. Ma ormai avevamo già ordinato, e ci saremmo arrabbiati. Così oggi si è mangiato la pizza e non si è lamentato di nulla. Una grande tenerezza. A quattro anni e mezzo non si è permesso di insistere, a tavola eravamo in 8 e un seggiolone. Forse ha visto un po’ di premura, o ha percepito la stanchezza negli occhi di noi genitori. Fatto sta che oggi, con il racconto del giorno, gli ho promesso che la prossima volta staremo più attenti, gli chiederemo prima quali sono i suoi desideri. Io ho un ricordo ben chiaro del fatto che negli anni ’80 non sceglievo cosa mangiare, non sceglievo come vestirmi, né che scarpe mettermi. Non ricordo di averne sofferto. Per me era normale che gli adulti a tavola parlassero tra adulti. Noi bambini dovevamo comportarci bene, smettere di litigare per non innervosire il papà appena tornato, e mangiare quello che avevamo nel piatto. Fine.
Faticavo a trovare uno spazio mio perché la nostra opinione non era richiesta. Questo lo ricordo perfettamente. Non c’era un grande confronto di vedute, neanche quando eravamo più grandi, perché si ascoltava quello che dicevano gli adulti come oro colato, facendo finta di non sentire le parolacce e gli inevitabili giudizi. Se ci comportavamo bene e non – ci – infastidivamo la serata filava liscia. E io avevo la sensazione di essere abbastanza per i miei genitori. Non mi sembrava di dover dire o fare più di così. Ero completamente assorbita dai miei pensieri che tali rimanevano. Con la mia – già – amica Marghe a volte ci veniva la ridarola a tavola. Era un chiaro segnale di noia mortale. Il nostro mondo prendeva il sopravvento. E gli adulti si arrabbiavano parecchio.
Da noi in famiglia, nel 2018, le cose sono molto diverse. Io e il Micio per scelta non parliamo tanto di lavoro o di quello che pensiamo degli altri, o ancora di cose nostre davanti ai bambini. Non so se sia giusto, a volte credo di no. Ma li vediamo così poco che ci sembra anche normale chiacchierare con loro e non di noi. Vanno a letto relativamente presto e riusciamo ad avere la serata per parlare con calma, quando ne abbiamo voglia. Dragon stasera mi ha dato una bella lezione di educazione e di self-control. Mi ha fatto tenerezza. E mi ha fatto venire voglia di chiedergli cosa desidera mangiare al ristorante la prossima volta. 4 anni e mezzo e tanto da insegnarmi.
Che tenerezza… anch’io…
verissimo il racconto della tavolata di noi da bambini con gli adulti. Però alla fine abbiamo imparato a stare composti ed educati a tavola, e questa è una cosa buona. Forse anche a noi ci chiedevano della nostra giornata e noi non ce lo ricordiamo più… Chissà se Dragon se lo ricorderà…