Dolcezza,
Sette anni fa, prima di conoscerti, la mia vita era completamente diversa. Da piccola eri talmente buona che quando le persone mi chiedevano se mi avessi rivoluzionato la vita io rispondevo di no. ‘Ce la portiamo dappertutto’, dicevo. ‘ Dove la metti sta’. ‘Mangia, sorride e dorme’. E via dicendo. Ma tu sapevi cosa stavi facendo, la mia vita l’hai cambiata eccome, Pulcina. Da dentro. Delicata, ti sei intrufolata tra le mie priorità. tra le mie preoccupazioni, tra i miei desideri. Mi hai fatto capire cosa conta per me, e non potrò mai ringraziarti abbastanza per questo.
Incinta di te ero “l’impiegata migliore dell’anno”, mi godevo un viaggio offerto dall’azienda, un bel discorso dell’amministratore delegato durante una serata, ed ero ovviamente felice di me, questo è innegabile. Dopo la nascita di tuo fratello, solo due anni e mezzo dopo quelle belle parole, quella stessa persona mi ha licenziata. Ha fatto tutto con uno scambio di mail in cui mi proponeva un nuovo ruolo all’interno della società, ma con il ‘vincolo obbligatorio’ di tornare al lavoro prendendo solo tre mesi di congedo parentale. Io gliene chiedevo quattro, non sei, non un anno, ma quattro mesi. Le prime settimane dopo la nascita di Dragon sono state le più dure della mia vita, ero stanca, ero preoccupata per te che dovevi fare delle cure per tutto l’inverno causa adenovirus respiratorio, e ovviamente mi ammalavo una settimana sì e l’altra pure. Mi svegliavo la notte in preda all’angoscia che non respirassi più, il sonno mio e del papà si era fatto all’improvviso leggerissimo, ogni colpo di tosse ci insospettiva, ogni respiro corto ci dava un groppo in gola. I nonni erano lontani, abitavamo a Bruxelles allora, e avevo bisogno di stare con il tuo fratellino di pochi mesi, che ha pensato bene di ricordarci di quanto fossimo lontani da casa, facendosi ricoverare quando aveva cinque settimane. Il 23 dicembre di quell’anno, per raccomandata, quella persona a cui ero tanto piaciuta in fase di colloquio, che così tante volte si è congratulata con me per il mio lavoro e per la mia energia, ha deciso che la mia motivazione non fosse – più – abbastanza forte per tornare al lavoro, e quindi, come una foglia secca, mi ha tolto dal bavero della sua giacca senza alcun ripensamento.
Quel giorno, fuori dalla posta di Bruxelles, mentre leggevo le due righe di raccomandata, ho sentito un senso di fragilità nuovo, un senso di decentramento. Quello che avevo costruito fino a quel momento, convinta che fosse l’unica strada percorribile, all’improvviso mi si era sgretolato tra le mani. Mi chiedevo dove avessi sbagliato, se davvero avessi ‘tirato troppo la corda’, ma poi vi guardavo negli occhi e non riuscivo a colpevolizzarmi. Ho tante incertezze riguardo a quel periodo: mi chiedevo cosa avrei dovuto dire e non dire, con chi avessi parlato ‘troppo’ o in modo troppo sincero, chi fossero stati i colleghi che avessero influenzato la decisione dell’AD in quella direzione …poi piano piano le nuvole nella mia testa si sono dissipate. In fondo non era importante, non lo sarebbe stato mai.
Ciò che conta è che in quel momento, in quel preciso momento, ha cominciato a concretizzarsi un cambiamento in me. Ci ha messo anni a manifestarsi davvero, mi aspettava un altro rollercoster di successi e di emozioni, di difficoltà e di dis-equilibri, di energie e di delusioni.
Ma oggi siamo qui, noi cinque, e quando ti sento chiamare tua sorella Pulcina mi si stringe il cuore. Ti amo quando Bussi piange e non sai perché e mi guardi sconsolata, quando ci rimani male se senti delle cattiverie, quando mi chiedi di stringerti forte nel letto e di non andare via, quando mi chiedi se puoi provare i miei vestiti, quando canti e quando trasformi un’idea in uno dei tuoi capolavori.
Non possiamo controllare tutto amore mio, a volte le cose succedono. Ci arrivano delle padellate in faccia, ma ci servono per crescere, per crearci un’ intelligenza critica, per metterci in discussione, per conoscere i nostri limiti. Io prima dei trent’anni, di padellate, quasi non ne avevo prese, e guardandomi indietro non so quanto questo sia stata una fortuna. Il mio augurio è di avere fiducia sempre Pulcina mia, di venire da me per un po’ di leggerezza, di mantenere il tuo cuore grande grande, di provare sempre quella compassione che ti contraddistingue, che ti fa mangiare di gusto una fetta di prosciutto ma ti fa rifiutare di strappare le zampe o la testa a un gamberetto. Ti auguro di mantenere quella connessione col mondo, ti farà vivere come me, con qualche strato di pelle in meno, sensibile e scoperta. Ti daranno della frignona, a volte, ma tu bagnali gli occhi, che fa bene. Io li sto bagnando adesso, prima di rimettermi al lavoro. E’ perché penso a te, e all’amore infinito che provo.
Joyeux annif ma petite. Je t’aime grand comme ça.