La misura del tempo, di Gianrico Carofiglio, è l’ultimo libro che ho letto nel 2019. Mi ha appassionata, distratta, emozionata, rapita. Carofiglio è come un nonno lucido e loquace: è capace di insegnare raccontandoti una storia, distraendoti con aneddoti di vita lontana ma riportando sempre l’attenzione ai veri valori dell’esistenza. È un autore introspettivo ma a tratti autoironico, mai scontato e indubbiamente attento ai dettagli e alla prospettiva. Ha un modo di descrivere la realtà che abbraccia diversi punti di vista, tutti giusti, ognuno vero a modo suo. È capace di fare identificare il lettore anche nei suoi personaggi più insopportabili, cogliendo quegli stati d’animo e quelle falle nei comportamenti che sono appartenute a tutti, e se così non è, possiamo star certi che prima o poi ci apparterranno.
La misura del tempo è un romanzo da leggere e da sottolineare, non è un intrigo giudiziario da ombrellone, ma un libro multistrato un po’ saggio, un po’ romanzo, un po’ filosofo, un po’ diario. Ognuno di noi, leggendolo, si porterà a casa il gusto più amaro e più potente che può, quel che gli serve per crescere, per interrogarsi, per interpretare il mondo con qualche arguzia in più.
Io personalmente considero la lettura un enorme dono, leggendo ho accesso a stati d’animo umani altrimenti nascosti o quantomeno velati dalle necessità dello stare in società. Leggendo quindi mi perdono sempre un po’, raccolgo le forze per fare un bilancio di quella che sono diventata a spese dei tormenti, delle sofferenze, delle solitudini interiori passate.
Finì così, senza una fine.Se guardo indietro, se guardo il grande disegno dove sono rappresentate le mie azioni, le mie emozioni (anche e soprattutto quelle di cui sono consapevole), le mie ambigue vittorie e le mie chiarissime sconfitte, mi rendo conto di varie faglie, esiti di cataclismi sotterranei della coscienza. Una di queste si colloca in quel periodo del 1987. Ci entrai ragazzo e ne uscii, senza saperlo, uomo.
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“L’invecchiamento non è un processo lineare . Così come il tempo non è un’entità lineare. Non è un’entità comprensibile. Nessuno lo capisce davvero. Nessuno è capace di definirlo. Provate a parlare del tempo senza usare alcuna metafora, dice un famoso linguista. Vi ritroverete a mani vuote. Il tempo sarebbe ancora tempo, per noi, se non potessimo sprecarlo o programmarlo? Possiamo solo dire qualcosa sul fatto che va grosso modo in una direzione e che la destinazione finale è nota.”