2_La nostra routine in quarantena

Anche qui la nostra vita ha preso una certa routine. Per i bimbi grandi la mattina è tempo di compiti e per Bussi di lavoretti, segue un pasto abbastanza frugale, il pomeriggio gioco in terrazza, alle 4 gelato o frullato, il tardo pomeriggio un po’ di tempo per pulizie di casa o cucina, prima di cena relax davanti alla televisione (che a Milano non abbiamo), poi cena tutti e 5, camomilla prima di andare a letto, audiolibro e nanna.

All’interno di questo schema si inserisce di tutto, ovviamente, perché lo incrociamo con il mio lavoro e quello del Micio, le priorità quotidiane, gli imprevisti, le videochiamate ai nonni o con la classe, le litigate, i pianti, e le mie brevi uscite per andare a fare fotocopie, in farmacia o all’alimentari sotto casa.

La cosiddetta routine quindi non è proprio tale, ma quella a cui siamo arrivati non è di certo stata graduale, bensì una scelta cosciente. Durante la seconda settimana ci sembrava, infatti, che i bambini fossero spaesati, disorientati da un fine settimana trasformatosi in un soggiorno al mare prolungato, fuori stagione, una vacanza non vacanza in cui si usciva coi piumini e con la sciarpa, e in cui durante l’ultima passeggiata sul lungo mare deserto i carabinieri ci hanno lasciato intendere che fosse meglio tornare a casa, e restarci. Non avevano ancora reso la Lombardia zona rossa e le misure erano meno restrittive di oggi. Da allora però, da quell’incontro con le autorità, forse io per prima ho preso più seriamente la situazione, e ho capito che non saremmo tornati a Milano e a scuola a breve: ci toccava quindi organizzarci.

Così la mattina in genere facciamo colazione tutti insieme, poi io e il Micio lasciamo il tavolo così com’è e ci mettiamo al computer alle 9. I bimbi pensano a sparecchiare e a mettere le tazze in lavastoviglie. Io a breve faccio un altro caffè e i piciuletti si inventano qualcosa. Di solito la prima ora lavoro bene, non per altro metto tutte le call importanti la mattina alle 9h. Entro le 10h devono aver lavato i denti e, se hanno pantaloni comodi puliti si devono essere ‘vestiti’ (mai avremmo pensato che saremmo rimasti così tante settimane quindi sopravviviamo con tre magliette a testa e due pantaloni).

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Sgretolina, in terza elementare, in genere fa i compiti al mio stesso tavolo, mentre Dragon che è in prima gioca un po’ con Bussi. Dalle 10h all’una circa la mattinata è lunga, e tutto può succedere. Per fortuna sono piccoli, dal punto di vista scolastico siamo molto rilassati. Sgretoli legge tantissimo, diverse ore al giorno, e Dragon è un esploratore nato, un bambino estremamente intelligente e perspicace, e in queste settimane stanno crescendo a una velocità insensata. Bussi a due anni e mezzo ha smesso di fare il sonnellino pomeridiano per la semplice ragione che né io né il Micio abbiamo un’altra mezz’ora oltre la pausa pranzo per addormentarla. Questo significa che si autogestisce o viene alternativamente gestita dai fratelli maggiori, in ambedue i casi ad ogni azione costruttiva ne segue una che aumenta l’entropia. Prende l’acqua da sola? Poi lascia il bicchiere di vetro per terra e qualcuno prima o poi lo rovescia. Va a far pipì da sola? Tempo dopo ti accorgi di che ha srotolato tutta la carta igienica…insomma, cose così, che non mi fanno mai avere un secondo di pace. I grandi sono riusciti a convincerla a fare la doccia insieme; fino a ieri si rifiutava, e loro, insistentemente, tutti i giorni, poco a poco l’hanno convinta. Certo magari poi trovo gli asciugamani a terra, ma le loro conquiste di autonomia e di cura reciproca mi commuovono.

A volte vengo colta da improvvise ondate di ansia o di nostalgia per la vita di prima. Quello che continuo a dirmi, però, è che se dovessi scegliere come e dove passare la quarantena non cambierei neanche un dettaglio. Questo solo mi rincuora, e mi lascia un sorriso prima di andare a letto e un sospiro di gratitudine al risveglio del mattino.  E’ una vita nuova, più lenta e più condivisa, che per certi versi ci avvicina molto. E non parlo solo di me e il Micio, che ormai possiamo dire di averne vissute tante insieme, ma penso anche al rapporto coi bambini, same same but different. Siamo noi 5, gli stessi, eppur così diversi.

 

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