Dobbiamo aspettarci che il Covid-19 cambierà la nostra economia e la nostra società in modo viscerale. È questo il momento di prepararci come genitori, come lavoratori, come esseri umani, per la prossima crisi. Quella del Covid-19 non è infatti una sfida isolata. È probabile che ci aspettino altre fasi della situazione attuale e molto probabilmente anche altre epidemie in futuro.
Come business coach lavoro con realtà aziendali o del Terzo Settore (non profit). Molte di queste si trovano oggi ad affrontare la pandemia senza essersi minimamente preparate; la variabile che incide di più sulla capacità di un’organizzazione di rispondere efficacemente a crisi dinamiche è la preparazione. Oggi è prioritario saper imparare da ciò che sta accadendo e essere in grado di formulare modelli di gestione efficaci ed efficienti per questa crisi e per i suoi strascichi, e cominciare ad organizzarsi per quelle future.
Le crisi impreviste portano infatti a galla i punti di debolezza dell’organizzazione, come la mancanza di una linea di responsabilità chiara, o la lentezza decisionale, o la difficoltà di governo dei conflitti. Emergono con più veemenza i caratteri isolati e i difetti di gestione. Quando la fase dell’emergenza sarà finita, le organizzazioni dovranno fare un bilancio fra il modo di operare pre virus e quello che sarà richiesto nella nuova realtà che si verrà a creare, e decidere di conseguenza sul da farsi.
È qui che un buon business coach può fare la differenza. In questi giorni è fondamentale per l’imprenditore o il leader mantenere un’attenzione focalizzata ma flessibile su ciò che accade, tenendo aperti i canali di comunicazione interna per consentire alle persone di sentirsi parte di un’organizzazione che, gestendo il presente, guarda al futuro.
Il business coach oggi è per le organizzazioni una guida che aiuta il leader ad attraversare un deserto. Sappiamo che abbiamo un tot di mesi di magra davanti: meno clienti, meno possibilità di spendere, meno investimenti azzardati, più decisioni riflettute e ponderate. Il primo step per l’imprenditore è chiedersi: quanta acqua ho a disposizione per attraversarlo? Il cashflow oggi è più importante dell’utile, dice giustamente l’imprenditore Paolo Ruggeri. Come raziono questa quantità d’acqua? Ovvero, come seleziono gli obiettivi su cui io e i miei team dobbiamo concentrarci? Cosa posso fare nel frattempo? Come mi promuovo? Come mi metto sul mercato o mi assicuro di restarci?
Il business coach aiuta l’imprenditore a ragionare su sé stesso, a farsi le giuste domande, e a costruire un piano di azione coerente e concreto che gli permetta di raggiungere determinati obiettivi. Un leader è abituato ad avere grandi progetti, a macinare km in aereo, a vendere. È molto importante quindi, in questo periodo di quarantena in cui non ci è permesso lo sfogo della vitalità cui eravamo abituati, continuare a generare progetti, muoversi con la testa e con il corpo, trovare canali anche nuovi per rinvigorire le nostre convinzioni e sgretolare le convinzioni limitanti (solite, o che potrebbero emergere).
Bisogna ripartire da noi, dal nostro potenziale, cogliere il meglio della psicologia positiva, del coaching, di tutti gli strumenti a disposizione per mettere in atto comportamenti e mentalità che mattone dopo mattone, famiglia dopo famiglia, impresa dopo impresa ricostruiscano il Paese. Non è Conte che ci manterrà nei prossimi mesi, anni, decenni. Non è l’Unione Europea. Non è il Mes, o la BCE, non saranno i bandi a fondo perduto che aiuteranno le aziende. Ognuno deve essere leader di sé stesso, e chi lo è degli altri mai come oggi deve mettersi in gioco nel modo migliore possibile. Bandler, il fondatore della PNL, diceva “Se non dai tu una direzione alla tua vita la darà qualcun altro”.
I leader si rivolgono ai business coach durante una crisi non per avere un piano di risposte predefinite, ma per essere aiutati a guardare in avanti, ad astrarsi da una situazione complessa e pensare con chiarezza a come superarla. Nell’intenso contesto emotivo che caratterizza una crisi, il leader ha la responsabilità di promuovere la sicurezza psicologica in modo che le persone possano apertamente confrontarsi su idee, domande e dubbi, senza timore di ripercussioni. Ciò consente alla rete di team di comprendere la situazione, e capire come gestirla, attraverso un sano confronto. È essenziale che i leader non solo mostrino empatia, ma si aprano anche all’empatia degli altri nei loro confronti e prestino attenzione al proprio benessere. Poiché durante una crisi stress, affaticamento e incertezza aumentano, i leader potrebbero riscontrare una riduzione della loro capacità di elaborare informazioni, restare equilibrati e agire secondo buon senso. I manager vengono aiutati dal business coach a superare il loro disagio, le preoccupazioni legate ad un senso di inadeguatezza o alla mancanza di obiettivi strategici poiché grazie alle domande potenti del coach elaborano un piano di azione motivante per sé stessi e per i loro sottoposti. Saper pianificare obiettivi e strategie in un momento in cui il futuro non è prevedibile rende più bravi a reagire quando le cose non andranno come previsto.
Un buon business coach non dà nulla per scontato, e grazie allo strumento delle domande aiuta il coachee a trovare chiavi di elaborazione e formulazione di nuove strade, riattivando risorse interiori, allargando il quadro di riflessione, accedendo a nuove modalità di ragionamento. Il coach ti guida all’identificazione dello scopo. La definizione degli obiettivi e il piano di azione che ne conseguono sono modi per conseguire lo scopo. L’errore di molti leader è definire delle attività, e non degli obiettivi. E quando questo accade è facile che quelli che si credono obiettivi vengano dopo poco abbandonati, entra in gioco la mancanza di motivazione del team, la mancanza di disciplina nel conseguirli, l’attività routinaria, l’assenza di ispirazione, il prevalere delle convinzioni limitanti sulla proattività e sul senso di responsabilità.
In questo momento più che mai è necessario a tutti i livelli avere una direzione, e di conseguenza una disciplina, da non confondere con l’ottimismo cieco del “andrà tutto bene”, ma da forgiare da soli se ne abbiamo le risorse o con l’aiuto di un coach. In poche sessioni di coaching cambia il paradigma centrale di ragionamento, la consapevolezza delle risorse interne e del loro migliore utilizzo. Il coach non offre soluzioni ma facilita il cambiamento, accompagna nel passaggio.
Anche io voglio fare la mia parte e penso che in questo momento la solidarietà sia necessaria al Paese e al mondo. Ognuno deve mettere a disposizione quello che sa e che ha per fare il suo pezzettino ed essere parte del cambiamento. Oggi quindi mi unisco ad altri colleghi coach e offro delle sessioni gratuite per ripartire insieme e fare di un momento di stallo un vero momento di rinascita collettiva. E’ il mio contributo, piccolo ma significativo, all’economia della solidarietà.
http://www.elisabettapesenti.com
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Da leggere: “Il paradosso di Stockdale”
“Non bisogna mai confondere la fiducia che alla fine avremo la meglio – che non va mai persa – con la disciplina nel fronteggiare gli aspetti più brutali della realtà, qualunque essi siano”.