Famiglia De Giusti: un tampone positivo, figli minori che non riescono più ad avere accesso alle cure, settimane di impotenza e di abbandono. Una situazione, purtroppo, comune a tante famiglie.
Parlo con la Signora Cristiana che mi dice che in Lombardia ci sono migliaia di persone che vivono una quarantena prolungata, famiglie intere che vivono mesi paradossali e inquietanti al tempo stesso. Sono circa 7000, di cui 2000 sono in quarantena da più di due mesi, é d’altronde di pochi giorni fa la notizia di una bimba di 4 anni ancora positiva dopo 4 mesi di tamponi…
La Signora Cristiana ha 2 figli, di 11 e 12 anni. Uno dei due ha una blefarite all’occhio dallo scorso novembre, ha subito diverse cure senza successo, e in primavera alla blefarite si è aggiunta anche la congiuntivite. Il bambino è stato visto più volte, persino online durante il lockdown, fino a quando a inizio giugno il compagno della Signora, che lavora in ospedale, è tornato con un tampone Covid-19 positivo. E qui è cominciato l’incubo.
La famiglia si è messa subito in quarantena, ha informato la pediatra, ha cominciato la trafila con Ats per far fare il tampone agli altri 3 membri della famiglia. “Ats prima non vedeva i bambini nel sistema, regolarmente denunciati dalla pediatra, poi dopo giorni di silenzio ci chiamarono diversi centralinisti Ats nell’arco della stessa giornata, a dimostrazione di una totale mancanza di coordinamento all’interno degli stessi uffici. Per non parlare delle istruzioni assolutamente irrealistiche che pretendevano che seguissimo: come faccio in un trilocale a far dormire ogni membro della famiglia in una stanza diversa? A mangiare tutti in momenti diversi? In queste settimane siamo risultati tutti positivi a momenti alterni.
La scorsa settimana ho ricevuto una telefonata da Ats che ci chiedeva di inviare loro i risultati dei nuovi tamponi via mail una volta che li riceveremo…ma non è Ats a doverci dare i risultati? In tutte queste settimane non ho mai ricevuto per iscritto il risultato di un singolo tampone, ho solo informazioni telefoniche, la pediatra non vede i bambini nel portale perché – dice – in quanto pazienti Covid sono di esclusiva gestione di Ats. Ricevo informazioni contraddittorie e confusionarie da settimane”.
Ad oggi, a 8 settimane dall’inizio di questa situazione, la famiglia e i due ragazzini sono ancora bloccati in casa, nel caldo afoso della provincia di Milano, e soprattutto, nell’impossibilità di far visitare il bambino. “Dopo aver avuto il risultato del tampone ho fatto decine di telefonate, gli ospedali o non rispondono o mi dicono che non possono visitarlo, visto che il bambino è risultato positivo. Non sono un medico, ma sono una mamma preoccupata per le difficoltà psicologiche che stanno affrontando i miei due figli, che dopo un lockdown di mesi si sono trovati nuovamente imprigionati in casa. Sono preoccupata soprattutto per la situazione dell’occhio di mio figlio. Ha fatto diverse cure, ha preso cortisone, antinfiammatori, antibiotici per 3 mesi, e ogni volta finita la cura la situazione ridegenera. E’ possibile che oggi, nel 2020, in Lombardia, un minore si trovi senza diritto alle cure ? Con il rischio di avere danni permanenti alla vista? Ho vissuto in paesi del cosiddetto ‘terzo mondo’ e mai, mai mi sarei aspettata di vivere una situazione tale in Italia, in Lombardia, nella mia efficientissima Milano. Ci sentiamo abbandonati e impotenti”.
La Signora Cristiana De Giusti è una mamma combattiva ma affranta. Mi confida di avere momenti di grande sconforto, ma allo stesso tempo ha cercato invano soluzioni persino in altre regioni. Ha scritto al Ministero della Salute e al Corriere della Sera, dove ha ricevuto risposta dall’ex Primario di Malattie Infettive del Sacco. La risposta del dott. Milazzo sul Corriere prevede una soluzione, la coltura virale delle cellule dei tamponi, che una dipendente dell’URP di ATS, a cui la Signora aveva scritto qualche giorno prima per richiederla, aveva risposto essere fattibile solo allo Spallanzani, mentre per l’ex primario qualunque laboratorio di virologia cosiddetto dovrebbe essere in grado di farla.

E’ accettabile oggi che dei ragazzini si trovino a subire questa situazione? E’ accettabile che una famiglia si trovi a tal punto abbandonata dal sistema regionale e sanitario? É accettabile che una mamma non riesca a ricevere informazioni coerenti e soprattutto linee guida su come affrontare questo difficile periodo? La risposta, per una volta, é semplice: no, non é né accettabile né normale. E quel che é peggio é che non é una situazione isolata.